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A Giovanni, zio per sempre

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In quel pallido ospedale

ti scambiarono per chiodo.

 

Eri chiodo nelle mura;

poco più d’un insaccato.

 

La pastina nella flebo

rotolava in vene esangui.

 

Ti dicevano ‘su mangia’

‘tira ruggine, che è ora’

‘bevi l’acqua che fa bene’.

 

Eri il chiodo tra le mura,

tra bordelli di corsie.

 

Nudi i passi,

tra etilici brodi…

 

Domani lasci il turno,

domani il letto

sarà da cambiare.

 Vincenzo Corsaro - 22/05/2023 19:01:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

"[...] ho visto cose che nel mio animo ho accettato.
Ma ho visto cose che il mio cuore non potrà mai accettare...
la sofferenza delle persone malate,
la via crucis che devono percorrere fra dottori ed ospedali,
le loro speranze accendersi e spegnersi al suono di una voce.
Vedere nei loro occhi un’amara rassegnazione
che cercano di nascondere dietro un flebile sorriso,
un calvario senza fine
dove la croce viene portata anche dai loro cari,
un calvario dove con gli occhi rivolti al cielo
rimbomba l’eco silenziosa di una muta domanda...
perché!!??
Ma lassù non c’è nessuno ad ascoltare...
nessuna mano protesa...
solo un corteo di sofferenza, rabbia e impotenza.
Allora anch’io alzando gli occhi al cielo
rivolgo la stessa muta domanda...
perché!!??"
Quando un nostro caro ci lascia la tristezza pervade i nostri cuori, ma invece l’anima sorride perché sa che quella del nostro caro è tornata a casa. Ciao :)

 SilviaDeAngeliss - 19/05/2023 14:16:00 [ leggi altri commenti di SilviaDeAngeliss » ]

Sono sempre tristissimi "quei giorni ultimi", in cui la sofferenza si fa davvero insostenibile, e il ricordo prezioso di quell’affetto rimane impresso nel nostro cuore, con parabole vissute insieme, che daranno luce al nostro andare..
Un caro saluto Annalisa.

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